sabato 13 febbraio 2016

Il Diritto alla Partoanalgesia nelle Interruzioni del secondo trimestre di gravidanza


Il rapporto annuale della Lorenzin sulla attuazione della 194 è fonte di numerose domande e dubbi. La percentuale degli aborti clandestini, come ha sottolineato Marina Terragni  in una lettera inviata alcuni giorni fa alla Ministra, è abbondantemente sottostimata. Siamo l'unico paese in Europa con una percentuale così bassa di interruzioni di gravidanza effettuate negli ospedali italiani, a fronte di più nutrite percentuali degli altri paesi europei.
Un buco nero della relazione riguarda ancora l'aborto terapeutico.
Pochissimo sappiamo sulle modalità delle interruzioni di gravidanza che si effettuano  oltre i 90 giorni dal concepimento (articoli 6 e 7 della 194). Sono in leggero aumento: 4.2% rispetto al dato dello scorso anno del 3.8%. Il rapporto non scrive nulla su come queste donne affontino questa difficile scelta. Sono circa 2.320 interruzioni volontarie con la tecnica del parto indotto e alla gran parte di queste i livelli minimi  di assistenza antalgica non vengono garantiti, eppure tutti sappiamo quando sia doloroso.
Livelli minimi dicevamo, partoanalgesia, che già nel 2006 l'ex Ministra della Sanità   Livia Turco aveva indicato debbano essere garantiti per tutte le partorienti.
Una forma di punizione? Perchè nella gran parte degli ospedali italiani non vengono indirizzate alla visita anestesiologica come tutte le gravide  che affronteranno il travaglio? Perchè non hanno pari dignità e pari diritto come tutti i parti indotti a termine della gestazione? Non abbiamo dati, ma le numerose testimonianze delle donne non lasciano dubbi sull'assenza della assistenza antalgica. L'obiezione di coscienza è una cappa che vigila su tutta la 194 minacciandola in ogni suo articolo e fa sì che la non applicazione si concretizzi in drammi  e danni psicofisici inenarrabili. Il Trauma di un parto doloroso per una interruzione terapeutica  è  immenso e non necessita grandi approfondimenti di pensiero per immaginarselo in tutte le sue forme. L'interruzione in questa fase  è una decisione durissima,  quasi sempre presa  insieme al partner. Le motivazioni sono gravi malformazioni ed anomalie genetiche del feto (non evidenziate nel primo trimestre di gravidanza) o pericolo di vita per la donna. Gravidanze volute, desiderate ma su cui grava l'impossibilità di portarle avanti. L'interruzione chirurgica in anestesia generale è gravata di maggiori complicanze, va indotto il parto con l'espulsione della placenta e del feto. E' un travaglio,  un parto vero e proprio, con tutta l' intensità dei dolori che comporta la pratica dell'induzione. Sono garantiti i diritti delle donne a partorire senza dolore anche nel secondo trimestre di gravidanza? Vigila il Ministero della Salute su questo aspetto? Quali sono i dati? Sono previste sanzioni nel caso non accada? Come viene risarcita la donna dalle gravissime conseguenze che tale noncuranza comporta?  Auspico che la Ministra risponda a queste domande ed avvii quanto prima un'indagine in tal senso.
E' urgente che il Parlamento calendarizzi la proposta di legge presentata di Civati, Brignone, Pastorino, Maestri perchè vengano garantite le assunzioni del personale medico ( ginecologhi e anestesisti) e di sala operatoria ( strumentisti) al 50% obiettori,  50% non obiettori affinchè sia presente H24 personale non obiettore e venga così garantito il rispetto della 194. Chiariamo bene: se la partoanalgesia per le IVG nel secondo trimestre di gravidanza non viene proposta alle donne vuol dire semplicemente che non sono in servizio anestesisti non obiettori oppure non vengono attivati.