giovedì 16 giugno 2016

Memoria e lotta alla violenza di genere nel ricordo di Loredana

Albenga e Castellana Grotte unite nella lotta alla violenza
ad un anno dalla morte di Loredana 


Ad un anno dal Femminicidio di Loredana,  il Gruppo di Solidarietà per Loredana ha inviato
al Dr. Giorgio Cangiano, Sindaco di Albenga città dove Loredana viveva e dove è stata barbaramente uccisa, e al Dr. Franco Tricase, Sindaco di Castellana Grotte città natale di Loredana e della sua famiglia, la seguente lettera per promuovere due iniziative importanti.
La prima una panchina rossa  volta al ricordo e alla testimonianza attraverso un segno tangibile, collocato in uno spazio pubblico, visibile a tutti di una assenza nella società causata dalla violenza, l'altra volta alla lotta alla violenza di genere partendo dalle scuole attraverso corsi di formazione contro la violenza di genere tenuti dai centri laici antiviolenza.
Qui il testo integrale che ci auguriamo tutti trovi la massima accoglienza.


Oggetto: Una panchina per Loredana ad Albenga e a Castellana Grotte
Ad un anno dalla tragedia di Loredana Colucci l'escalation delle donne uccise perché donne, vittime
di uomini violenti ed incapaci di accettare di non essere i loro padroni, non si ferma.
I numeri sono quelli che conosciamo, dal 1 gennaio ad oggi 59 le donne uccise e i dati Istat sono
impietosi: in Italia 7 milioni di donne sono state vittime di violenza ad opera di un familiare, un fidanzato, un
amante. È necessario chiedersi cosa fare oltre l'indignazione e l'orrore che proviamo ogniqualvolta una donna
viene massacrata, uccisa, bruciata, deturpata, violentata. Le nostre comunità conoscono bene questi
sentimenti e non dimenticano. Il nostro gruppo ha continuato a tenere viva non solo la memoria di Loredana
ma a scrivere, denunciare, far sì che nessuno dimentichi.
Pensiamo che possiamo tutti insieme fare di più, di qui la nostra richiesta di dedicare a Loredana una
panchina rossa per il sangue versato, ricordo e memoria della città di una piccola, grande donna che aveva creduto nella società degli uomini e più volte chiesto aiuto allo Stato.
Chiediamo a voi Sindaci alla città di Castellana Grotte e Albenga di pronunciare parole forti e di
impegno perché nel prossimo anno scolastico 2016 - 2017 vengano promossi corsi di educazione e lotta alla violenza di genere in tutte le scuole, dalle elementari alle superiori, perché "solo riscrivendo la grammatica delle relazioni affettive, ma anche occupandosi, attraverso l'educazione o attraverso le diagnosi precoci, delle fratture identitarie che attraversano tutti quegli uomini e tutti quei ragazzi che pensano di poter trattare le donne come semplici cose" (cit. Michela Marzano) si possano compiere i veri passi verso il vivere senza questo
orrore.
Chiediamo impegni concreti nell’ambito della lotta alla violenza contro le donne e, allo scopo, che si
organizzino e promuovano progetti scolastici di prevenzione e sensibilizzazione sul tema. Crediamo, infatti che, trattandosi di un problema culturale, intercettare la violenza di genere già nelle scuole, possa essere più efficace dei soliti proclami fini a sé stessi.
Progetti necessariamente tenuti dai centri antiviolenza laici e non influenzati da culture che hanno in
sé il possesso della donna e che portano alla giustificazione del femmincidio.

Mercedes Lanzilotta

Giandomenico Laera
Marina Pinto
Fabio Colucci
Tina Mazzarelli
a nome del Gruppo di Solidarietà per Loredana Coluccihttps://www.facebook.com/groups/1596978470544260/?fref=ts


Si Ringraza  La Stampa di Torino, Savonanews, Castellanaonline per aver dato pubblicazione e risalto alla iniziativa

martedì 14 giugno 2016

Una Panchina per Claudia

Duccio Tringali "per le Claudie"

  • Roma Quartiere Giardini 11 giugno 2016
  • un anno dal Femminicidio di Claudia Ferrari

  • Una panchina: quattro assi di legno. Alcune dipinte, altre no.
  • Molte con schienali, altre persino con i braccioli. Tutte essenziali e confortevoli. Di qualunque materiale, forma o colore, le Panchine sono accoglienti come madri e, come madri stabili e solide, riempiono le nostre città ed i nostri borghi. E attendono chiunque abbia la voglia o la necessità di essere “contenuto” per un po’ di riposo. A guardare bene però molte delle nostre panchine sono malandate, offese, deturpate. A volte persino bruciate! Bruciate come la vita di molte donne. Trucidate, più volte colpite e dilaniate. Quasi ogni giorno una donna muore senza sconto, uccisa, dicono, “per amore”. Quasi ogni giorno si consuma nella nostra società un crimine che hanno chiamato Femminicidio! Il Femminicidio è il reato più presente nella nostra cronaca e che, malgrado l’elevato numero di brutali accadimenti, ancora oggi rappresenta una realtà tenuta ben distante da una società che, con fare indifferente, non agisce né reagisce. Viviamo in un paese che non difende la vita delle proprie donne, mamme, sorelle e figlie. Né tantomeno condanna seriamente chi ne ha cancellato l’esistenza. Anzi ne riduce senza indugio la pena passata in giudicato. Contiamo ormai troppe donne vittime della brutale violenza degli uomini che avevano giurato e spergiurato AMORE. Qual è il messaggio che arriva alle nostre ragazze, al nostro futuro? E’ una società adatta ad accoglierle e farle crescere? Non credo, perché un posto che lascia ammazzare le proprie donne non sarà un posto buono per alcuno. Non stupisce neanche la frequenza con la quale accadono i barbari eventi (una donna ogni due giorni, piuttosto che una ogni tre…). Fa effetto sì, ma limitatamente all’attimo in cui l’informazione è divulgata perché non si assimila: è di difficile digestione. Si parla del vissuto delle vittime e ci sorprendiamo, commentiamo il livello di efferatezza e brutalità che le ha strappate al mondo ma non sappiamo dire altro. Feroce è l’abitudine alla violenza che lasciamo in superficie. Ma non possiamo più essere così. Non possiamo più ignorare. Noi siamo vivi e pensanti. Siamo dotati di cuore e ragione. E come tali non possiamo più non considerare i bambini a cui all’improvviso è stata sottratta la mamma o i genitori a cui è stata cancellata la figlia. Non dobbiamo più voltare la faccia davanti a questi crimini solo perché non si sono consumati nella nostra casa, ma poco più in là del nostro perimetro domestico. Noi abbiamo il dovere di ricordare le nostre vittime e di difendere tutte coloro che ora sono in pericolo di vita e nella violenza. E per non dimenticare, diamo vita ad un’azione che non è più rimandabile. Gridiamo ai nostri “uomini” di governo ed alle istituzioni di affrontare seriamente il problema che oramai desta scalpore non appena accade, ma lascia spazio, immediatamente dopo, solo al dolore ed al ricordo nella vita di chi ha perso, inesorabilmente, la propria mamma, la propria figlia, la propria amica o sorella. E possiamo farlo solo cominciando da noi, urlando dalle nostre strade, dai nostri municipi e dai nostri comuni; insomma dalla nostra società tutta. Per non dimenticare le vittime e per combattere questa ormai assurda acquisita normalità adottiamo una Panchina come simbolo della lotta al Femminicidio. Creata da una scuola. Da un cittadino volenteroso. Da un artista. Adottiamo e abbracciamo una Panchina per accogliere e raccogliere i nostri ricordi, i nostri pensieri, i nostri occhi e le nostre azioni. La nostra solidarietà! Adottiamo una Panchina per le donne uccise da una mano violenta e da una società che non ha saputo far altro che guardare altrove. Adottiamo una Panchina e trattiamola con la cura ed il rispetto che merita! Ed ad ognuna diamole un nome, per non dimenticare! La nostra è dedicata a Claudia.

  • Germana Cecconi


    Dedicato a Stefania Mattioli
    Dedicato a Luciana Robertone
    Dedicato a troppe madri che hanno bisogno di tanto, troppo coraggio 


  • Claudia Ferrari