martedì 20 dicembre 2016

Ministri del mio stivale troppo bucato


Dimissioni di Poletti doverose
E' più importante che un ministro conosca la trilogia kantiana o che sappia interpretare i bisogni degli insegnanti e correggere la riforma della scuola lì dove si può?
Difficile dirlo visto i pareri disparati.
Non si discute della qualità e contenuti della scuola ma di trasferimenti pretesi e legittimi/illegittimi di alcuni, difficili da realizzare se non a costo di smembramenti familiari lontani da Orio al Serio/Bergamo, divenuto elemento del welfare fondamentale.
Si discute di presidi sceriffi o manager, anche lì dipende dal riempimento del bicchiere.
Si discute degli stipendi degli insegnanti, troppo miseri per sopravvivere dignitosamente, non sufficienti per ambire ad un bilocale a Cernusco sui Navigli, figuriamoci a Milano.
Dunque la Fedeli rimanga lì con le sue lauree vere o equiparate all'ultimo minuto. Educativo in questa storia non c'è nulla ma solleviamoci dal continuarne a discutere.
Noi che la laurea ce la siamo presa veramente e siamo andati pure fuori corso tra le urla di madri e silenzi severi di padri, possiamo provare compassione ma pensiamo che se sa far bene se ne stia dove sta.
Non è invece accettabile un Ministro del Lavoro che pronunci frasi irresponsabili ed offenda l'Italia intera, quella della emigrazione dei nostri avi, quella delle navi a carbone per intenderci ( anche lì emigrarono dei delinquenti Ministro ma erano la minoranza ) e quella delle centinaia di migliaia di giovani di oggi con laurea andati via, dovuti andare via dall'Italia.
Poletti offende la memoria degli italiani sepolti a Marcinelle.
Di loro il nostro poco alfabetizzato ministro non sa e forse non ne ha avuto mai conoscenza.
Sono 30.000.0000 gli Italiani emigrati nel mondo, non conto gli oriundi.
Brava gente. Gente che quando l'Italia gioca contro la Germania si raccoglie nei locali con la maglia e bandiera tricolori e si commuove già alle prime note del truce Inno di Mameli.
Sì, brava gente.
Pizzaioli e ingegneri a Monaco di Baviera, a Buenos Aires, Shanghai, San Paulo che mai avrebbero pensato che il Ministro del Lavoro li spingesse fuori a calci nel sedere a suon di ignoranza, incapacità di pensiero e sensibilità di Uomo. Le dimissioni sono doverose, Ministro del mio stivale troppo bucato.

martedì 13 dicembre 2016

La codardia della politica ed il consenso delle mamme ai tempi di Facebook


La chiusura di un punto nascita con meno di 500 posti letto non dovrebbe fare più notizia, al contrario impone la domanda del perchè ancora non si sia proceduto in tal senso.
Le cronache di questi giorni in Lombardia ci rimandano le immagini delle mamme di Angera che hanno occupato l'Ospedale insieme alle sconfortanti interviste dei rappresentanti dei partiti.
Si distinguono tutti per disonestà politica a tutto tondo.
Non si salva nessuno, uniti  nel soffiare sul fuoco del consenso, per rappresentare ed interpretare  una protesta populista, fuori da ogni contesto scientifico, sanitario ed economico.
Già nel 2010 l'accordo Stato Regioni a chiare lettere indicava la chiusura dei punti nascita sotto i 500 parti l'anno, essenziale sia per la sicurezza delle partorienti che dei nati, sia per la antieconomicità di un sistema che deve potersi permettere di finanziare H 24, cioè 24 ore su 24 infermieri, ostetriche, ginecologi, anestesisti e pediatri per un parto al giorno, massimo 2 contando che per molti giorni non nasce proprio nessun bimbo.
Personale costosissimo a non far nulla per gran parte delle ore.
Le linee guida internazionali parlano chiaro e non c'è nessuno che possa contraddirle.
Gli standard operativi, tecnologici e di sicurezza per la madre ed il bambino vengono  garantiti negli Ospedali dove si registrano minimo 1000 parti l'anno. Ad Angera la media dei nati sono 450-475.
L'annuncio della chiusura ha provocato l'immediato tuonare dell' italietta delle campanili, quella che si precipita alla ricerca del consenso dei cittadini in particolare delle agguerrite mamme di Angera.

Il consigliere regionale M5S Violo afferma con la faccia seria del caso
" Chiudere il punto nascita di Angera è una decisione infame e vergognosa" (la moderazione nell'uso delle parole non è il suo forte).
Straparla di una presunta ritorsione per la vittoria del No al Referendum e urla il suo furore contro una  decisione centralista del governo (naturalmente PD). Nella sua logorroica farneticazione si dimentica che nel 2010 l'Ospedale di Angera era già nella lista dei punti nascita da chiudere  e che al tempo il Governo era quello di Berlusconi, decisione peraltro corretta.
Ma tant'è!
La Lega investita dal dovere di dare luogo alla esecuzione di un piano concordato con il Governo nella persona del Presidente della Regione Maroni scarica sul Governo le responsabilità, con solerzia egli  afferma  "noi le risorse per garantire la sicurezza ad Angera le avevamo trovate, noi il Punto Nascita lo volevamo tenere aperto":
Si deduce dunque che Maroni ai conti pubblici non è interessato, tenere in piedi una struttura di gente a non far quasi niente e costretta ad oziare per mancanza di pazienti, non sia un problema di cui rendicontare allo Stato e alle nostre tasche.
Il Consigliere Regionale del PD Alfieri gioca al rimpallo con Maroni . Lo avvisa "non tirarti fuori dalle responsabilità di Presidente di Regione!" ma si poi concede al populismo trasversale affermando "l'Ospedale di Angera avremmo potuto salvare rafforzando la Pediatria e dotando l'Ospedale di Pediatria Neonatale".
E così anche il  PD non si distingue per aver compreso quanto sia importante tutelare la Salute e difendere al contempo la Res Pubblica.
Cosa fa la gente di Angera in questo disgustoso teatro della politica?
Occupa l'Ospedale ,lo riempie di cartelloni al limite del ridicolo " ci avete fatto nascere e ora???.... ci abbandonate"  e crea gruppi su Facebook in difesa della ostinata battaglia  senza prevedibile lieto fine.
E' evidente che lo scarica barile di responsabilità dei politici non porterà a nulla se non allo scemare della protesta in tempi brevi.
Il gruppo più frequentato di Facebook che accompagna la protesta "Comitato spontaneo permanente Ospedale di Angera" cancella chiunque intervenga non in linea con la protesta, persino un medico anestesista nato in quell'Ospedale, intervenuto pacatamente con riflessioni condivisibili, viene prima coperto di insulti e poi bannato.
L' amministratrice del gruppo  a chi protesta sulla poca democratica gestione del gruppo scrive "il gruppo non accetta commenti critici, è stato fondato contro la chiusura , i commenti negativi non sono ben accetti".
I Sindaci di Angera e comuni limitrofi si fanno portavoce del No alla  Chiusura e a nessuno di loro viene in mente di distinguersi per asserire quanto più utile si possa  e debba fare:
chiedere più SALUTE per i cittadini, più assistenza in termini di servizi garantiti.

Il reale pericolo della politica dei tagli è indebolire l'offerta in termine di Salute.
La chiusura di un punto nascita con meno di 500 posti letto è  inderogabile non perchè il governo lo vuole, ma perchè partorienti e bambini abbiano tutti i margini di sicurezza che un moderno Sistema Sanitario deve poter offrire.
La chiusura coincide con il riordino del Piano Sanitario Nazionale?
Lo Stato metta sul piatto una migliore offerta assistenziale.
La domanda che la popolazione di Angera deve porre e ha il dovere di chiedere: sul piatto della bilancia cosa lo Stato offre.
Non può passare i messaggio della sempre minore offerta di Salute pubblica.


venerdì 1 luglio 2016

La vigilia di Germania - Italia





La vigilia vista da un'emigrante
Noi che la Germania amiamo, noi che in Germania abbiamo lavorato, studiato, "buttato il sangue" ,vissuto,  questa sera  non possiamo che ritrovarci a pensare, organizzare come vederla al meglio, programmare quelle due ore in cui ci sentiremo più italiani degli italiani, patrioti divisi a metà ma con il cuore sempre lì al posto giusto.
In fondo solo noi sappiamo quanto il vento del Nord ci appartenga, freddo, pungente,ostile ma sappiamo affrontarlo con lunghe passeggiate sulla Elbchausse .
Adoriamo attraversare lo Jenish Park e non soffriamo più di alcuna nostalgia nel pensare alla bellezza dei nostri giardini e vedere come i giardinieri inglesi  hanno impartito ben altra architettura ai tedeschi.
Certo rifuggiamo andare alla Theresenwiese perchè un Mass ce lo beviamo piuttosto alla Volksfest di Straubing che in quella bolgia, non siamo mica turisti come i giapponesi vestiti con i dirndl o quegli italiani che dopo il secondo birrozzo sono già sbronzi!
Noi in fondo siamo dei metà e metà.
Siamo la perfetta sintesi di due immagini  complementari e mai simili.
Due immagini che non si possono confondere , così diversi e così apertamente in competizione, sempre.
Noi emigrati sempre un pò confusi. capaci di sentirci fieri Italiani ad Amburgo ma Tedeschi a Roma, noi con tanta nostalgia attaccata anche quando scegliamo di ritornare .
Noi, in queste ore di vigilia dello scontro finale di quel meravigliso sport che è il calcio, scegliamo Italia.
E se questo è logico. quello che invece non segue alcun filo è dove il nostro "tifo" andrà in caso di sconfitta dell'Italia.
E' certo che non tiferemo mai Germania.
Non c'è nessuno di noi che lo farà e non vi sono spiegazioni plausibili e nemmeno contorte.
E' la Germania "una sfida continua" pur amandola fortissimamente.

giovedì 16 giugno 2016

Memoria e lotta alla violenza di genere nel ricordo di Loredana

Albenga e Castellana Grotte unite nella lotta alla violenza
ad un anno dalla morte di Loredana 


Ad un anno dal Femminicidio di Loredana,  il Gruppo di Solidarietà per Loredana ha inviato
al Dr. Giorgio Cangiano, Sindaco di Albenga città dove Loredana viveva e dove è stata barbaramente uccisa, e al Dr. Franco Tricase, Sindaco di Castellana Grotte città natale di Loredana e della sua famiglia, la seguente lettera per promuovere due iniziative importanti.
La prima una panchina rossa  volta al ricordo e alla testimonianza attraverso un segno tangibile, collocato in uno spazio pubblico, visibile a tutti di una assenza nella società causata dalla violenza, l'altra volta alla lotta alla violenza di genere partendo dalle scuole attraverso corsi di formazione contro la violenza di genere tenuti dai centri laici antiviolenza.
Qui il testo integrale che ci auguriamo tutti trovi la massima accoglienza.


Oggetto: Una panchina per Loredana ad Albenga e a Castellana Grotte
Ad un anno dalla tragedia di Loredana Colucci l'escalation delle donne uccise perché donne, vittime
di uomini violenti ed incapaci di accettare di non essere i loro padroni, non si ferma.
I numeri sono quelli che conosciamo, dal 1 gennaio ad oggi 59 le donne uccise e i dati Istat sono
impietosi: in Italia 7 milioni di donne sono state vittime di violenza ad opera di un familiare, un fidanzato, un
amante. È necessario chiedersi cosa fare oltre l'indignazione e l'orrore che proviamo ogniqualvolta una donna
viene massacrata, uccisa, bruciata, deturpata, violentata. Le nostre comunità conoscono bene questi
sentimenti e non dimenticano. Il nostro gruppo ha continuato a tenere viva non solo la memoria di Loredana
ma a scrivere, denunciare, far sì che nessuno dimentichi.
Pensiamo che possiamo tutti insieme fare di più, di qui la nostra richiesta di dedicare a Loredana una
panchina rossa per il sangue versato, ricordo e memoria della città di una piccola, grande donna che aveva creduto nella società degli uomini e più volte chiesto aiuto allo Stato.
Chiediamo a voi Sindaci alla città di Castellana Grotte e Albenga di pronunciare parole forti e di
impegno perché nel prossimo anno scolastico 2016 - 2017 vengano promossi corsi di educazione e lotta alla violenza di genere in tutte le scuole, dalle elementari alle superiori, perché "solo riscrivendo la grammatica delle relazioni affettive, ma anche occupandosi, attraverso l'educazione o attraverso le diagnosi precoci, delle fratture identitarie che attraversano tutti quegli uomini e tutti quei ragazzi che pensano di poter trattare le donne come semplici cose" (cit. Michela Marzano) si possano compiere i veri passi verso il vivere senza questo
orrore.
Chiediamo impegni concreti nell’ambito della lotta alla violenza contro le donne e, allo scopo, che si
organizzino e promuovano progetti scolastici di prevenzione e sensibilizzazione sul tema. Crediamo, infatti che, trattandosi di un problema culturale, intercettare la violenza di genere già nelle scuole, possa essere più efficace dei soliti proclami fini a sé stessi.
Progetti necessariamente tenuti dai centri antiviolenza laici e non influenzati da culture che hanno in
sé il possesso della donna e che portano alla giustificazione del femmincidio.

Mercedes Lanzilotta

Giandomenico Laera
Marina Pinto
Fabio Colucci
Tina Mazzarelli
a nome del Gruppo di Solidarietà per Loredana Coluccihttps://www.facebook.com/groups/1596978470544260/?fref=ts


Si Ringraza  La Stampa di Torino, Savonanews, Castellanaonline per aver dato pubblicazione e risalto alla iniziativa

martedì 14 giugno 2016

Una Panchina per Claudia

Duccio Tringali "per le Claudie"

  • Roma Quartiere Giardini 11 giugno 2016
  • un anno dal Femminicidio di Claudia Ferrari

  • Una panchina: quattro assi di legno. Alcune dipinte, altre no.
  • Molte con schienali, altre persino con i braccioli. Tutte essenziali e confortevoli. Di qualunque materiale, forma o colore, le Panchine sono accoglienti come madri e, come madri stabili e solide, riempiono le nostre città ed i nostri borghi. E attendono chiunque abbia la voglia o la necessità di essere “contenuto” per un po’ di riposo. A guardare bene però molte delle nostre panchine sono malandate, offese, deturpate. A volte persino bruciate! Bruciate come la vita di molte donne. Trucidate, più volte colpite e dilaniate. Quasi ogni giorno una donna muore senza sconto, uccisa, dicono, “per amore”. Quasi ogni giorno si consuma nella nostra società un crimine che hanno chiamato Femminicidio! Il Femminicidio è il reato più presente nella nostra cronaca e che, malgrado l’elevato numero di brutali accadimenti, ancora oggi rappresenta una realtà tenuta ben distante da una società che, con fare indifferente, non agisce né reagisce. Viviamo in un paese che non difende la vita delle proprie donne, mamme, sorelle e figlie. Né tantomeno condanna seriamente chi ne ha cancellato l’esistenza. Anzi ne riduce senza indugio la pena passata in giudicato. Contiamo ormai troppe donne vittime della brutale violenza degli uomini che avevano giurato e spergiurato AMORE. Qual è il messaggio che arriva alle nostre ragazze, al nostro futuro? E’ una società adatta ad accoglierle e farle crescere? Non credo, perché un posto che lascia ammazzare le proprie donne non sarà un posto buono per alcuno. Non stupisce neanche la frequenza con la quale accadono i barbari eventi (una donna ogni due giorni, piuttosto che una ogni tre…). Fa effetto sì, ma limitatamente all’attimo in cui l’informazione è divulgata perché non si assimila: è di difficile digestione. Si parla del vissuto delle vittime e ci sorprendiamo, commentiamo il livello di efferatezza e brutalità che le ha strappate al mondo ma non sappiamo dire altro. Feroce è l’abitudine alla violenza che lasciamo in superficie. Ma non possiamo più essere così. Non possiamo più ignorare. Noi siamo vivi e pensanti. Siamo dotati di cuore e ragione. E come tali non possiamo più non considerare i bambini a cui all’improvviso è stata sottratta la mamma o i genitori a cui è stata cancellata la figlia. Non dobbiamo più voltare la faccia davanti a questi crimini solo perché non si sono consumati nella nostra casa, ma poco più in là del nostro perimetro domestico. Noi abbiamo il dovere di ricordare le nostre vittime e di difendere tutte coloro che ora sono in pericolo di vita e nella violenza. E per non dimenticare, diamo vita ad un’azione che non è più rimandabile. Gridiamo ai nostri “uomini” di governo ed alle istituzioni di affrontare seriamente il problema che oramai desta scalpore non appena accade, ma lascia spazio, immediatamente dopo, solo al dolore ed al ricordo nella vita di chi ha perso, inesorabilmente, la propria mamma, la propria figlia, la propria amica o sorella. E possiamo farlo solo cominciando da noi, urlando dalle nostre strade, dai nostri municipi e dai nostri comuni; insomma dalla nostra società tutta. Per non dimenticare le vittime e per combattere questa ormai assurda acquisita normalità adottiamo una Panchina come simbolo della lotta al Femminicidio. Creata da una scuola. Da un cittadino volenteroso. Da un artista. Adottiamo e abbracciamo una Panchina per accogliere e raccogliere i nostri ricordi, i nostri pensieri, i nostri occhi e le nostre azioni. La nostra solidarietà! Adottiamo una Panchina per le donne uccise da una mano violenta e da una società che non ha saputo far altro che guardare altrove. Adottiamo una Panchina e trattiamola con la cura ed il rispetto che merita! Ed ad ognuna diamole un nome, per non dimenticare! La nostra è dedicata a Claudia.

  • Germana Cecconi


    Dedicato a Stefania Mattioli
    Dedicato a Luciana Robertone
    Dedicato a troppe madri che hanno bisogno di tanto, troppo coraggio 


  • Claudia Ferrari


mercoledì 4 maggio 2016

Corrado Augias I confini persi


I confini persi
Molte le polemiche scatenate dall'intervista a Corrado Augias sul dramma di Fortuna, uccisa a sei anni dopo essere stata abusata sessualmente.
L'intervista molto bella e dettagliata terminava con una frase infelice  «Aveva 5-6 anni ma si atteggiava come se ne avesse 16-18».Letta così si può solo polemizzare e accusarlo di becero maschilismo ma quella frase deve essere contestualizzata nella perdita dei confini la cui unica responsabilità è da ricercare, senza alcuna difficoltà, nel mondo degli adulti.
Spiego con un esempio lampante e che tutti conosciamo.
E' normale che l'Italia si appassioni a quelle trasmissioni domenicali dove vengono educati bambini a cantare gli amori più controversi degli adulti?
Interpretazioni di canzoni meravigliose, dal contenuto non certo per l'infanzia, di brani resi famosi da Mina, Mia Martini ecc. La RAI, Mediaset trasmettono Format con bambine agghindate con estrema ricercatezza tra line di demarcazione non esattamente definite del vestire di donne in piena maturità sessuale ed emozionale.
A me vedere una bimba cantare " l'importante è finire" o "minuetto" mette imbarazzo,faccio esempi a caso....non sono certa abbiamo cantate queste ma simili certamente.
(tra l'altro testi in cui pazze masochiste e dedite al martirio si prostrano al il maschio padrone e sempre vincitore)
I maschietti, anche loro agghindati secondo una logica perversa sono vestiti elegantemente come andassero a fare da testimoni a qualche matrimonio, incravattati. Sono i veri trionfatori ( anche nell'infanzia l'insegnamento all' emulazione del mondo maschio adulto è perfetta, i testi quelli che sappiamo dove al peggio finiscono nel trovare consolazione nelle braccia di mammà o in quelli verdi di mamme altrui.
Chi non ha visto anche 10 minuti quelle trasmissioni? Per non parlare degli irresponsabili genitori in lacrime dopo l'esibizione del figlio/a.
Il messaggio che passa, non proprio subliminale, è che attraverso la musica questi bambini entrano di diritto nel mondo adulto, con l'introiezione di tutte le sue colorazioni, non esattamente plasmabili al mondo dell'innocenza.
Passano messaggi confusi, recepiti nelle periferie di subcultura metropolitana e non, quali mondo reale, appunto normale.
Questa bambina era bella, anzi bellissima, le avevano rubato l'innocenza con la complicità della madre che ora si dispera e piange, con la complicità di donne e uomini che sapevano e chiudevano l'uscio perchè nulla trapelasse dalle loro case e da quella casa.
Qui le responsabilità non sono di Augias che non è riuscito a dire con parole diverse sul finale un concetto banale e vero.
Non è giusto devastare il mondo dell'infanzia con messaggi impropri, non ultimo quello trasmesso da quelle trasmissioni che sono una vera e propria espressione della pedofilia. Non ho mai sentito voci levarsi forti, nessuno che abbia detto che vanno chiuse. Fanno molta audience.

http://www.giornalettismo.com/archives/2094403/corrado-augias-fortuna-loffredo/

giovedì 21 aprile 2016

Mery non c'è più, lo Stato ha un debito con lei

Freeheld


La sveglia delle 6.15, quella di tutti i giorni, quella che disattivo solo quando sono in vacanza, mi avverte che è ora di darmi una mossa se non voglio arrivare in ritardo al lavoro.
Lo sguardo automatico al cellulare, c'è un messaggio su Wotzapp.
E' di Anna.
"Mary è andata via, dolcemente, questa notte"
Lo guardo e riguardo con smarrimento, penso a quanti inviti in questi ultimi mesi ho disatteso per quella maledetta ansia di vivere e quell' agenda sempre piena di mille appuntamenti, tanti evitabili, chiusa in casa a studiare urgentissimi argomenti che di urgente nulla hanno, se non fiondarmi nell'ennesima lotta per le mie battaglie minoritarie, quelle di sempre.
E' tutto il giorno che  scorrono le immagini, vite parallele, tanti momenti in cui si sono intersecate le nostre vite.
Certo lo sapevo che la malattia progrediva, erano anni che combatteva e non molti mesi fa eravamo a sorriderci e raccontarci, come se nessuna ombra vi fosse sulla sua salute.
Mai un lamento, sempre pronta a sorridere, accogliere con quella  generosità quasi scontata  le sue Amiche, tutte.
Ripenso a quanto mi prendeva in giro per la mia "tirchiaggine", per il mio vivere  troppo attento alla pianificazione, alla attenzione del quotidiano.
Sorrido e mi dico che lei ha sempre avuto più coraggio di me.
E' andata via questa notte con la comprensione del mondo che aveva, mai un tono di voce scomposto, mai vista arrabbiata, incazzosa, come forse lei mi ha visto tante  volte.
Ho  ripensato a quel gruppo di donne, unico per solidarietà e affetti, fedeli le una alle altre come da un patto antico che nulla aveva a che fare con una qualsivoglia motivazione politica.
Semplicemente amiche.
Non che non si parlasse di politica, ma Mary non si appassionava più di tanto, aveva  la capacità dell'ironia e quella cultura del riuscire comunque sempre, se si è capaci, a difendersi.L'arte del sopravvivere quando non hai alcun diritto, nemmeno quello di vivere alla luce del sole la tua vita affettiva.
E' accaduto, dopo 39 anni vissuti con la sua donna, di non averla mai potuta sposare e poterle garantire quei diritti che ancora non lo sono.
Ha molto gioito dell'approvazione al Senato della legge sulle coppie di fatto, ma la politica non ha fretta, la cattiveria del suo male l'ha, eccome se l'ha.
E' tempo che la Camera approvi e renda operativa la legge .
E' un debito che ha soprattutto con Mery, con Luisa che vide la sua vita calpestata anche dopo la morte, con le tante vite che non fanno notizie, è una realtà ingiusta che passa sotto silenzio, ancora.

domenica 3 aprile 2016

Predicare bene razzolare male: il caso Erspamer

Mister  Erspamer



Forti reazioni di approvazione al gesto simbolico d Francesco Erspamer ci è toccato leggere sui social nettwork.
Siamo tutti d'accordo.Renzi non ci piace, le sue politiche ci liberano troppa istamina.
Abbiamo raccolto decine e decine di migliaia di firme contro la Buona Scuola, contro le Trivelle, contro l'abolizione del Senato, insomma stiamo dalla stessa parte.
Ci apprestiamo domenica 17 aprile a combattere contro i mulini al vento dell'ordine di astensione del Governo sul referendum.
Davide contro Golia? Forse. Si spera.
Quello che però speriamo non ci abbandoni mai è l'intelligenza dello spirito critico accompagnato da un minimo di coerenza.
Renzi va a visitare la più ricca e prestigiosa università del mondo: Harvard.
Per carità, non è che soffriamo di complesso di inferiorità se ci siamo laureati a Bologna o a Cosenza, lo stesso siamo andadati all'estero e ci siamo specializzati a Monaco di Baviera, per esempio. Siamo contenti così.
Il fatto è che quando ci opponiamo alla "Buona Università" e diciamo che Renzi non deve copiare il modello americano, preferiremmo che non ce lo raccontasse un Italiano che proprio da quel modello ne trae benefici, soldi e benessere.
Sì, perchè se è vero che non ha trovato lavoro in quella merda delle Università italiane, c'erano diffuse nel mondo ben altri modelli, faccio per dire Berkley, università pubblica  dove è nato il 68 o.. che ne so io ...? Alla Sorbona, alla Free Univesitaet Berlin, alla Carlo III di Madrid.
No, il Professore è andato nel tempio del Liberismo americano, proprio quello che abbiamo combattuto e combattiamo ogni giorno da sempre.
Si dà il caso che Harvad si basi su un modello  di Governance che fa ampio utilizzo di capitale privato (per intenderci è l'estremizzazione della nostra Bocconi) e che costituisce uno degli elementi principali della riforma universitaria espressa da Renzi e che il Professor Erspamer contesta. Della serie: liberale al mattino e marxista la sera.
Si Professore, noi crediamo nella scuola pubblica, polo  interculturale di democrazia e libero accesso. Crediamo che anche lo studente marocchino o italiano debbano pagare tasse compatibili e avere accesso all'Università anche se non si sono diplomati con 100/100 cum laude.
Ci crediamo a tal punto che non solo l'abbiamo frequentata ma iscriviamo i nostri figli, insegnamo nelle nostre scuole e lavoriamo negli ospedali pubblici pur godendo di una certa credibilità professionale che ci consentirebbe ben più lauti 740.
Detto questo, lei ci lascia già alquanto perplessi.
Ci saremmo auspicati da cotanto marxismo una maggiore sensibilità nei confronti del Capo del Governo Italiano.
Non era venuto in vacanza, non doveva iscrivere i suoi pargoli al corso di business administration, bensì era in veste istituzionale.
Non è dello stesso parere?
La sua posizione privilegiata,grazie ad Harvard,le consentiva di esprimere tutto il suo dissenso in maniera più consona e rispettosa delle istituzioni italiane che non hanno colore politico rappresentando tutto il popolo italiano, me compresa che  Renzi non lo reggo nemmeno alla vista in tv e non ci giocherei insieme nemmeno una partita a flipper.

venerdì 18 marzo 2016

Voglio la Luna

                                                         

Chiusura del Punto Nascita di Putignano


Voglio la Luna

     Compito della Politica è, oltre all’amministrare giardini e rotonde di cui comprendiamo l’importanza, ma ci piace guardare oltre,  educare i cittadini a guardare la luna sempre e mai il dito.
Non c’è luce, non c’è alternarsi delle stagioni, la bassa e alta marea,  non c’è primavera senza la Luna, si non c’è FUTURO.
In questi giorni stiamo assistendo ad una impietosa immagine che i politici del sud-est barese ci rimandano, il potenziamento di spinte populistiche come le raccolte di firme contro il riassetto del piano sanitario regionale che ha come conseguenza la chiusura del punto nascita di Putignano.
Sindaci con fascia tricolore in bella mostra, facce scure e determinate non si fanno disattendere quando il popolo invoca, mentre il loro compito è ben altro, ben sapendo di avere a che fare con la Salute della gente e non con il prezzo dei vampasciuoli (mi scuseranno i grossisti ma avremo occasione di parlare anche di questo).
Certa di scrivere un pezzo impopolare, certa di aumentare a dismisura la già nutrita schiera dei miei avversari, sento la necessità di dire la mia, ben sapendo di essere fuori dal coro.
Quando mi sono candidata a Sindaco di Castellana uno dei miei principi programmatici era voglio Castellana Città d’Europa. La Sanità è il primo dei diritti del cittadino ed anche quello a cui è più sensibile, ma non mentendo!
Il Politico ha diritto di dire esattamente le cose come stanno e rischiare che non lo voti più nessuno.
Il cittadino DEVE SAPERE.
La Chiusura del Punto nascita di Putignano era già stato deciso e lo si poteva desumere facilmente nell’ Accordo Stato Regione del 2010 perché prevedeva con chiarezza  la chiusura definitiva dei reparti di maternità dove si effettuano meno di 500 parti all’anno e razionalizzazione/riduzione di quelli che ne effettuano meno di 1.000. Nella nostra terra si trattava di stabilire quale: Monopoli o Putignano.
Chi ha scritto questo Accordo e su quali basi? Lo ha scritto il Governo su indicazioni precise della Società Nazionale di Ostetricia e Ginecologia e quella di Neonatologia.
Accordo avvalorato, fondato su tutti gli studi internazionali che acclarano l’incidenza di eventi avversi materno fetali è nel nostro paese, come in tutto il mondo, tanto più alto quanto minore è il numero di parti erogati.
Non solo:  l’Italia ha la percentuale di Cesarei più elevata d’Europa: il 38%.
Già nel 1985 (Organizzazione mondiale della Sanità), 20 anni fa, l'OMS affermava che una percentuale di Cesarei al di sopra del 15% non è giustificata!!!
La Puglia non deve certo vantarsi del suo 40%, 10% in meno della Campania!
Questi dati dovrebbero indurre alla vergogna nazionale ogni dirigente medico ostetrico ospedaliero di quegli ospedali ,non fosse altro perché anche questo rientra tra i prezzi che pagano le donne, il massacro del ventre senza una ragione plausibile.
Il Cesareo Inutile, di comodo, non implica solo  aumento delle complicanze perioperatorie e maggiori rispetto al parto spontaneo, ma anche future, che si manifesteranno nel tempo e non prevedibili.
Vi siete mai chiesti perché ci sia uso ingiustificato? Vi siete mai chiesti perché vi sia una differenza così significativa tra Nord e Sud?
Lo chiedo al popolo dell’indice puntato sulla malasanità, sempre pronto alla piazza.
La scelta del riordino del piano sanitario va giusto in questa direzione: scrematura della possibilità che si crei l’Effetto Formaggio, e chi di Menagement in Sanità sa, comprenderà, in concreto  che si creino tutte le situazioni perché l’incidente tragico avvenga.
Nell’ accordo Stato Regione nel 2010 dunque veniva demandato alla Regione di scegliere se potenziare Putignano o Monopoli. La scelta per logica è caduta su Monopoli.
Putignano è ospedale fatiscente in molte sue parti, al centro della città, con una situazione alberghiera al limite della decenza, non  espandibile,  numero di parti ca 800, numero dei cesarei al di sotto della media pugliese e campana ma pur sempre altissimo. E’ un vanto stare su quelle cifre?
Non credo, forse perché ho l’onore di lavorare in un Ospedale con percentuali e numeri ben diversi: 18% dei cesarei su 1600 parti nel 2015 e 400 partoanalgesie l’anno.
Perché la nostra terra, la nostra gente non ha diritto di pretendere un percorso di Salute in linea con lo standard europeo?
Perchè non dire alla nostra gente che è un DIRITTO non credere alle chiacchiere ma guardare la sostanza?
Noi cittadini dobbiamo PRETENDERE UN GRANDE OSPEDALE come già annunciato ma di cui non vediamo sostanza.
La Regione Puglia ci deve dire esattamente dove, come e quando verrà costruito l’Ospedale tra Monopoli e Fasano, quanti e quali reparti, numero posti letto, organizzazione dell’Emergenza, postazione Elisoccorso, DEA e ogni altra informazione ed…. in quanto tempo.
Vogliamo e pretendiamo una rendicontazione di ogni passo e siamo certi che Michele Emiliano la pensi come noi.
E’ possibile, doveroso, costruire un grande ospedale in tempi ragionevolissimi.
Prenderemo esempio da Legnano che tra progetto e inaugurazione ha visto trascorrere 5 anni realizzando un meraviglioso e funzionante ospedale che coniuga architettonica e funzionalità, dove la Neurochirurgia, la maxillofaciale, la pediatria, la cardiochirurgia e ogni suo reparto sono fiori all’ occhiello della buona Sanità.
E’ possibile, basta affidare i lavori a chi costruisce ospedali in Europa e non a chi  dimentica gli ascensori per trasportare i pazienti ai piani.

sabato 13 febbraio 2016

Il Diritto alla Partoanalgesia nelle Interruzioni del secondo trimestre di gravidanza


Il rapporto annuale della Lorenzin sulla attuazione della 194 è fonte di numerose domande e dubbi. La percentuale degli aborti clandestini, come ha sottolineato Marina Terragni  in una lettera inviata alcuni giorni fa alla Ministra, è abbondantemente sottostimata. Siamo l'unico paese in Europa con una percentuale così bassa di interruzioni di gravidanza effettuate negli ospedali italiani, a fronte di più nutrite percentuali degli altri paesi europei.
Un buco nero della relazione riguarda ancora l'aborto terapeutico.
Pochissimo sappiamo sulle modalità delle interruzioni di gravidanza che si effettuano  oltre i 90 giorni dal concepimento (articoli 6 e 7 della 194). Sono in leggero aumento: 4.2% rispetto al dato dello scorso anno del 3.8%. Il rapporto non scrive nulla su come queste donne affontino questa difficile scelta. Sono circa 2.320 interruzioni volontarie con la tecnica del parto indotto e alla gran parte di queste i livelli minimi  di assistenza antalgica non vengono garantiti, eppure tutti sappiamo quando sia doloroso.
Livelli minimi dicevamo, partoanalgesia, che già nel 2006 l'ex Ministra della Sanità   Livia Turco aveva indicato debbano essere garantiti per tutte le partorienti.
Una forma di punizione? Perchè nella gran parte degli ospedali italiani non vengono indirizzate alla visita anestesiologica come tutte le gravide  che affronteranno il travaglio? Perchè non hanno pari dignità e pari diritto come tutti i parti indotti a termine della gestazione? Non abbiamo dati, ma le numerose testimonianze delle donne non lasciano dubbi sull'assenza della assistenza antalgica. L'obiezione di coscienza è una cappa che vigila su tutta la 194 minacciandola in ogni suo articolo e fa sì che la non applicazione si concretizzi in drammi  e danni psicofisici inenarrabili. Il Trauma di un parto doloroso per una interruzione terapeutica  è  immenso e non necessita grandi approfondimenti di pensiero per immaginarselo in tutte le sue forme. L'interruzione in questa fase  è una decisione durissima,  quasi sempre presa  insieme al partner. Le motivazioni sono gravi malformazioni ed anomalie genetiche del feto (non evidenziate nel primo trimestre di gravidanza) o pericolo di vita per la donna. Gravidanze volute, desiderate ma su cui grava l'impossibilità di portarle avanti. L'interruzione chirurgica in anestesia generale è gravata di maggiori complicanze, va indotto il parto con l'espulsione della placenta e del feto. E' un travaglio,  un parto vero e proprio, con tutta l' intensità dei dolori che comporta la pratica dell'induzione. Sono garantiti i diritti delle donne a partorire senza dolore anche nel secondo trimestre di gravidanza? Vigila il Ministero della Salute su questo aspetto? Quali sono i dati? Sono previste sanzioni nel caso non accada? Come viene risarcita la donna dalle gravissime conseguenze che tale noncuranza comporta?  Auspico che la Ministra risponda a queste domande ed avvii quanto prima un'indagine in tal senso.
E' urgente che il Parlamento calendarizzi la proposta di legge presentata di Civati, Brignone, Pastorino, Maestri perchè vengano garantite le assunzioni del personale medico ( ginecologhi e anestesisti) e di sala operatoria ( strumentisti) al 50% obiettori,  50% non obiettori affinchè sia presente H24 personale non obiettore e venga così garantito il rispetto della 194. Chiariamo bene: se la partoanalgesia per le IVG nel secondo trimestre di gravidanza non viene proposta alle donne vuol dire semplicemente che non sono in servizio anestesisti non obiettori oppure non vengono attivati.

lunedì 11 gennaio 2016

La solitudine dei medici nella cura del malato terminale


Con l'avv.Maurizio di Masi, autore di una importantissima pubblicazione sul Fine Vita edito Ediesse, queste riflessioni a cui seguiranno altri approfondimenti.





Il Medico 


E' passato senza grande clamore sulla stampa italiana il lavoro sul Fine vita svolto nell’arco del 2014 dal gruppo di Bioetica della Siaarti  (Società di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva).
A temine di una serie di incontri è stato approvato un apprezzabile documento, condiviso da importanti società mediche, rappresentanti dei medici che in primis sono coinvolti nel percorso di cura dei malati terminali quali
- IRC Italia Resuscitation Council
- ANMCO Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri
- SIMEU Società italiana di  Emergenza Urgenza
- SICP Società delle Cure Palliative
- SIN Società Italiana Nefrologi
- ANIARTI Associazione degli infermieri di aria critica
- SIMG Sicietà di Medicina Generale
- AIPO Società dei pneumologi
Il documento elaborato non emana raccomandazioni e nemmeno delle Linee Guida, ma semplicemente un documento di indirizzo culturale che esprime il punto di vista di chi ogni giorno è coinvolto con grande potere decisionale nel percorso di cura dei malati terminali.

Se non aver elaborato linee guida appare una debolezza del documento, sotto altra prospettiva questo testo ben mostra la complessità del tema e di una qualsiasi normativa sul fine vita, complessità che  va persino oltre il muro eretto dalla politica nel rifiuto di discutere le proposte di legge in sede istituzionale. Un parte della colpe, forse, può essere attribuita agli stessi medici, molti dei quali ignorano anche l’esistenza di questo importante documento, che dà voce ad ansie ed istanze di quanti ogni giorno toccano con mano le problematiche, concrete, del fine vita.
Eppure basterebbe che ogni medico leggesse questa "opinione"  e ne comprendesse i contenuti per far sì che si evitino quantomeno i trattamenti sanitari sproporzionati, che di fatto tutt’oggi conducono
all’ accanimento terapeutico. Non Solo! Il documento mette al centro delle preoccupazioni il paziente, cui è garantito che le cure possano essere condivise anticipatamente all’interno di un piano di cura non inficiato da "esigenze di efficienza e razionalizzazione della spesa sanitaria".
Nello specifico, poi, vengono dati i criteri in un percorso anamnestico clinico-assistenziale affinché si possa giungere ad una valutazione globale della malattia ed alla definizione di un conseguente percorso di cura proporzionato, inquadrando il paziente nella fase terminale, "End Stage", per potergli comunque garantire il principio della autonomia decisionale inserito nel suo contesto di vita. Vale a dire per riconoscergli il suo diritto costituzionale di rifiutare le terapie.
Non si trascura, peraltro, che spesso il medico che accompagna il malato terminale lavora in  una imbarazzante solitudine, poiché  volto a fornire competenze cliniche ed etico-giuridiche al fine di promuovere un accompagnamento alla terminalità di questi pazienti  "in assenza di alcun supporto legislativo che consenta di affrontarlo in tutta la sua ampiezza”.
Nel documento, ancora, si parla a buona ragione di "clausola di coscienza" e non “obiezione", in quanto, se all'interno del percorso di cura il malato esprime la volontà della desinenza terapeutica, il sanitario non può sapere a priori se tale richiesta è contraria ai suoi dettami di coscienza. In sostanza si riconosce il diritto del personale sanitario di sollevare la clausola di coscienza nel caso concreto, senza che ciò pregiudichi i diritti del malato.
Ad oggi, nonostante appelli e grandi promesse, il Parlamento non ha dato alcuna risposta ed espresso una seria volontà di legiferare in merito. La società civile, anche mediante l’operato certosino di importanti associazioni quali la “Luca Coscioni”, chiede a gran voce una legge sul fine vita. Nel silenzio della legge e del dibattito politico, invero, le problematiche del fine vita esistono e si fanno sempre più stringenti anche per il personale sanitario.
Molto spesso il dibattito pubblico sulla fine della vita è “inquinato” dall’utilizzo (a volte strumentale) del termine eutanasia, termine che rinvia a una costellazione di situazioni assai diverse ma che, giuridicamente, appare poco utile. La vita umana, infatti, è penalmente tutelata dall’art. 575 c.p., che punisce chiunque «cagioni la morte di un uomo», dall’art. 579 c.p. che disciplina l’omicidio del consenziente e dall’art. 580 c.p. che punisce chiunque «determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione». Dal punto di vista legislativo, quindi, non si fa alcuna differenza tra assassinio e morte medicalmente assistita. Ciò implica che, ad oggi, il sanitario che dovesse assecondare la richiesta, ponderata e lucida, di un malato terminale di porre fine alla propria esistenza va incontro a sanzioni penali assai gravi.
L’altro lato della medaglia, però, è costituito dall’autodeterminazione e dalla dignità del morente. Oggi, purtroppo, queste non paiono garantiti a cittadine e cittadini, soprattutto nella fase terminale della propria esistenza, come i noti casi di Piergiorgio Welby, di Eluana Englaro e, ora, di Max Fanelli mostrano. Nel dibattito pubblico, anche in vista di una buona legge sul fine vita,occorre avere l’onesta intellettuale di riconoscere che, in casi eccezionali quali sono quelli legati a malattie degenerative e mutatis mutandis nel caso di stato vegetativo, la persona interessata possa disporre del proprio corpo e della propria vita. Questo principio appare ormai essersi ben consolidato nella giurisprudenza, tanto della Corte di cassazione quanto del Consiglio di Stato, il quale ultimo, pronunciandosi in merito al caso Englaro nel 2014, sottolinea assai laicamente come nessuna visione della malattia e della salute, nessuna concezione della sofferenza e, correlativamente, della cura possa essere contrapposta o, addirittura, sovrapposta dallo Stato o dall’amministrazione sanitaria o da qualsivoglia altro soggetto pubblico o privato alla cognizione che della propria sofferenza e, correlativamente, della propria cura ha il singolo malato.
Assistiamo, in definitiva, ad un paradosso che, al di là di qualsiasi alleanza terapeutica, vede contrapporsi – tutt’oggi – malati terminali e personale sanitario: il morente, infatti, si vede riconosciuto il diritto (garantito dall’art. 32 della Costituzione) di rifiutare qualsiasi trattamento sanitario, anche se la sospensione dello stesso conduce a morte certa, ma non può chiedere a nessun medico di attivarsi per accompagnarlo verso una morte dignitosa, date le severe sanzioni penali cui incorrerebbe lo stesso sanitario. Cercare, insieme, una soluzione è civilmente doveroso.

Dr.ssa Mercedes Lanzilotta
Avv.   Maurizio Di Masi





http://www.fondazioneluvi.org/centrouniversitario/wp-content/uploads/2014/01/INSUFFICIENZE_CRONICHE_END-STAGE_FINAL.pdf