sabato 21 marzo 2015

I Ragazzi di Pioltello parlano del Fine Vita



Ieri sera a Pioltello c’era una atmosfera bella.
Sarà stata l’eclissi del secolo ma l’atmosfera, sin dal nostro arrivo al Ristorante alle 19, lasciava intravedere che sarebbe stata una serata eccezionale.
Decine di giovani, promotori dell’evento, ci aspettavamo.
Il giovanissimo segretario del PD  Simone Garofalo ci dice candidamente che mai si è sentito così coinvolto come stasera.
C’è  Eleonora Cardogna Segretario Nazionale dei Giovani Democratici, una bellissima ragazza dagli occhi dolci, penetranti, fiera di essere una di loro, nessuna arroganza.
C’è  Alberto Cazzaniga timido, deciso e con le idee molto chiare. 
E’il segretario dei GD di Pioltello.
Abbiamo parlato tanto a telefono, garbato,serio e risoluto.
C’è Saimon Gaiotto eccitato, parla delle tante cose belle che la sua amministrazione ha costruito nel passato, del vuoto nella città dopo la sconfitta, racconta la bellezza di Pioltello ad Englaro con un amore assoluto e incondizionato.
Penso che è un figlio del Sud e dell’emigrazione, il suo volto mi è famigliare.
Facciamo presto..alle 21 si inizia!
C’è Radio Radicale in un angolo. Registrano tutto.
Ci sono le mie amiche del Movimento SNOQ.
C’è Betty, Ancilla, Alice, Susy.
C’è il SEL, ci sono due consiglieri di maggioranza.
Ma ci sono soprattutto loro “i ragazzi di Pioltello” e sono in tanti.
Beppino Englaro è un gigante. Si alza sempre in piedi quando parla, inizia lentamente, è una progressione fortissima, diviene sempre più determinato. Io lo guardo e penso: questo è un UOMO.
Lui si commuove due volte, nel nominare e poi ringraziare i ragazzi.
Gli appare meraviglioso e incredibile che poco più che ventenni abbiano organizzato  una serata sul fine vita. Parla di Eluana e quanto ne fosse consapevole.
Fa venire la pelle d’oca osservare quegli occhi che diventano umidi.
Mina Welby  agita la Costituzione nella mano sinsitra e dice “questo è il mio vangelo laico”
"Io sono cattolica vado a messa ma distinguo".
La sala è piena. C’è una attenzione straordinaria.
I ragazzi annunciano di aver depositato e protocollato in quelle ore la Mozione per l’apertura dello Sportello per il deposito dei DAT/TB. I Consiglieri Comunali del PD hanno firmato e saranno protagonisti.
A mezzanotte e mezza  torniamo a casa.
Mina Welby è mia ospite.
Al mattino ci incontriamo in cucina, Io assonnata, lei sveglissima , mi dice  "sono felice, ieri sera è stata una serata speciale, quei ragazzi sono straordinari".
Ho rispensato alla commozione di Beppino.
Grazie ragazzi,
Grandi  uomini i Ragazzi di Pioltello.

venerdì 13 marzo 2015

Mio padre Giovanni Lanzilotta


Mio padre Giovanni Lanzilotta

Giovanni Lanzilotta nacque a Castellana il 23 febbraio 1917 figlio di Maria Silvestri, ortolana e Francesco Lanzilotta barbiere, rilegatore, socialista. Non conobbe suo padre che, come tanti giovani del Sud, fu inviato  a combattere in prima linea al fronte in una guerra che lo avrebbe ucciso, lasciando due bambini in tenerissima età orfani, insieme a una giovanissima moglie vedova.
Giovanni Lanzilotta era un bambino biondo e riflessivo, poco incline ai giochi cruenti di strada o all’attività sportiva, amava leggere, conoscere, studiare ogni scritto che gli capitasse tra le mani. Aveva degli occhi celesti e profondi e una intelligenza riflessiva. Decise in autonomia di voler continuare a studiare, alzando la mano quando il maestro chiese ai suoi scolari chi, dopo le elementari, avrebbe voluto iscriversi al ginnasio. La famiglia assecondò il suo desiderio e fu aiutato a studiare, da una madre tenace, da un nonno che gli fece da padre e da quella civiltà contadina che mai si sentì seconda a chi studiava, ma che riconosceva in se i suoi figli migliori.
Frequentò il liceo classico di Conversano, i suoi professori lo indirizzarono alla Facoltà di  Storia e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, laureandosi nel 1939 con una tesi su Immanuel Kant. Negato per qualsiasi attività manuale, non sapeva piantare un chiodo alla parete e si spaventava se, nelle notti di estate, un pipistrello entrava in casa. Non era uno sportivo, ma amava il calcio
Tornato in Puglia non partì per la seconda guerra come “la Patria” richiedeva, si fece forza dell’essere figlio ed unico sostentamento di una madre vedova di già altro sangue versato e fratello di Domenico spedito a  difenderla. Giovanni Lanzilotta era per la pace e contro la guerra, a lui intesseva il teatro, Pirandello Jonesco, non certo sparare.
Iniziò la sua carriera scolastica, prima come docente e poi come preside presso i licei classici di Putignano e Monopoli.
Negli anni fu spettatore dei mutamenti sociali che videro il modo scolastico e gli studenti protagonisti di aspre lotte. Non comprese e non condivise l’assenza di progettualità nei confronti della Scuola e visse come un “tradimento” da parte dello Stato il progressivo mancato riconoscimento del ruolo primario degli insegnanti nella società, spinti in un inesorabile declino economico e sociale. La sua amarezza per come negli anni era cambiata la Scuola lo spinse a dissuadere una delle sue figlie ad  seguire il suo stesso indirizzo universitario.
La Politica, quella che alimentò l’anima vera della rinascita dell’Italia, fu la sua grande passione dopo la famiglia e i suoi studi.
Fondò la Democrazia Cristiana a Castellana insieme al Rag.Bini e pochi altri.
Vicesindaco del Comune di Castellana Grotte nel primo dopoguerra pose insieme a tutta l’amministrazione le premesse per quella che oggi è la Castellana moderna.
Non fu un attivista per molti anni, pur essendo cattolico nel più profondo, subì l’attacco della Chiesa locale  perché perseguì la convinzione di una città laica in uno stato laico.
Uomo di destra certo,ma mai succube o subalterno. 
Allontanatosi dalla partecipazione attiva alla Politica, si concentrò così nel nutrimento essenziale e conduttore della sua vita,  occupandosi così della  Famiglia e dei suoi Studi.
Continuarono le sue ricerche ed i suoi approfondimenti sia della Filosofia che coltivò specialmente nelle sue implicazioni con la teologia e la mistica (ne sono testimoni  i numerosi appunti su fogli sparsi, dai quali si evince come avrebbe desiderato approfondire alcune particolari tematiche, nella Bibbia, in Pasternak e in San Bonaventura) sia della Storia con particolare attenzione al Risorgimento Italiano.
Le sue due opere pubblicate riflettono in parte la passione e gli interessi delle sue ricerche. Con Gregorio Munno curò un’edizione critica e commentata del Minosse di Platone (Adriatica Editrice, Bari, 1948); in seguito pubblicò un’edizione critica, tradotta e commentata de La triplice via: incendio d’amore di San Bonaventura (Arti Grafiche De Robertis, Putignano, 1971).
Sposato con Myriam  Sgobba ebbe 7 figli da cui  fu  ed è sempre amato . Morì nella sua casa di campagna, sulla via di Polignano, il 9 ottobre 1992.



P.S.
Nessuno di noi figli lo vide mai piangere, accadde una sola volta quando uccisero Giovanni Falcone.
Fu un giorno di Maggio, l'Italia attonita per l'uccisione di Giovanni Falcone.
Mio padre ripeteva tra le lacrime "lo Stato è finito".
Nessuno di noi lo dimenticherà mai.